di Fernando Acitelli
RICARDO MARTINES ZAMORA
A Figueras, Dalì
scomponeva orologi
e visibili rendeva
coi pennelli
gli occhi di cammelli
sullo sfondo.
Fantasmi e ombre
aiutavano la mano,
svilendo geometrie
e calcoli.
Surreale nel basco,
quasi salottiero in campo,
Zamora difettava nella misura
se «presuntuoso» da palo a palo
volava, incontrando tra folle d’angeli
palloni in cerca d’una gloria
per nulla celeste.
DINO ZOFF
Con criteri di ragionevolezza,
placido voli senza esultare.
educato alla scuola del Cadorna,
ogni sortita è un’epistola morale.
Educare vorresti gli avversari,
commentar loro il fallo,
lo sgambetto, la bravata, la recita
forzata della palla (a loro dire) oltre
la linea…
L’esser capitano è una limitazione
al tuo evangelo; l’esser azzurro
una proiezione al cielo
JORGE CAMPOS
Adattato al calcio
in un pomeriggio,
dopo colorita milizia
circense, nei capannoni
a Toluca, già zeppi di nani,
picari e buffoni…
Lesta mano di Velázquez
in interni reali.
Nelle ariose uscite
è Quevedo che parla.
[Queste tre poesie con i guantoni sono tratte da La solitudine dell’ala destra, di Fernando Acitelli, Einaudi, 1998.]