di Emiliano “el buitre” Fabbri
Dublino, 25 marzo 1992
IRLANDA-SVIZZERA
Irlanda contro Svizzera è Jackie Charlton contro Roy Hodgson. Due sudditi di Sua Maestà la Regina Elisabetta ambasciatori di due nazionali straniere. Jackie è nato ad Ashington, un paese del nord-est al confine con la Scozia. Roy è di Croydon, nella cerchia sud di Londra. Mister Hodgson è un vagabondo del pallone, tra campo e panchina ha girato ventitré club e quattro nazionali. Charlton invece ha legato la sua carriera da calciatore solo ed esclusivamente al Leeds United, e da allenatore, dopo tre club inglesi, ha guidato la nazionale irlandese nel suo decennio d’oro, portandola dove nessuno c’era mai riuscito, ai quarti di finale di un campionato del mondo. Quello del 1990. Jackie, insieme al fratello Bobby, è uno dei leoni inglesi campioni del mondo del 1966, e dopo trent’anni riceverà la cittadinanza onoraria irlandese.
È il 25 marzo del 1992 quando Jackie e Roy entrano sul campo di Landsowne Road. A Dublino. Uno stadio storico inaugurato nel 1872 e che ospiterà le gare delle nazionali irlandesi di football e rugby fino al 2006, quando sarà sostituito dall’Aviva Stadium. I due inglesi non sanno ancora che due anni dopo si ritroveranno a giocare il mondiale di USA 94 alla guida di quelle stesse nazionali.
I ragazzi di Jackie Charlton hanno il suo stesso spirito. “The boys in green” stanno vivendo un momento magico. Questa sera in campo ci sono gli eroi di Italia 90: Pat Bonner e David O’Leary. Il primo ha parato il rigore al romeno Daniel Timofte. Il secondo ha segnato quello decisivo a Silviu Lung, portando l’Irlanda al vertice della sua storia calcistica. Insieme a loro il nuovo smeraldo grezzo irlandese: Roy Keane, centrocampista del Notthingam Forest che diventerà il vessillo del Manchester United.
I rossocrociati schierano una squadra votata alla tecnica, le cui stelle sono la coppia d’attacco: Stéphane Chapuisat del Borussia Dortmund e il turco-bolognese Kubilay Türkyilmaz.
Quando al 26′ la zazzera bionda di Alain Sutter porta in vantaggio la Svizzera, a Landsowne Road si sente solo il fischio dei treni della vicina stazione ferroviaria. Ma dopo due minuti Tommy Coyne pedala su una palla lunga. Si infila tra tre difensori e beffa il portiere elvetico Martin Brunner. Il pareggio è cosa fatta. Sembra che debba stancamente finire così. Ma quando a due minuti dalla fine l’arbitro statunitense Raúl Domínguez fischia un rigore, Jackie e Roy comprendono che il duello avrà una fine. La sorte è sul piede del vecchio John Aldridge, che sta finendo la carriera ai Tranmere Rovers. Davanti a lui un emigrato friulano. Marco Pascolo gioca nel Servette ed è entrato al posto di Brunner. Il baffuto John carica la rincorsa. Parte. Quando sta arrivando sul pallone rallenta. Con una finta spiazza Pascolo e col piattone destro fa vincere l’Irlanda.
Le sue braccia al cielo sono il simbolo dell’Irlanda finalista di Neuro 2020.
In panchina Jackie Charlton accenna a un sorriso, magari sta pensando a quando andrà la prossima volta a pesca, ma intanto sta scrivendo un altro pezzo di storia per la sua Irlanda. Da sotto la sua coppola guarda verso l’altra panchina. Incrocia lo sguardo di Hodgson e sulle sue labbra si legge una frase inequivocabile: «Good night Roy».
Irlanda-Svizzera 2-1
Sutter 26′, Coune 28′, Aldridge 88′ (R.)
Irlanda: Bonner, McGrath, O’Leary (O’ Brien 46′), Phelan, Morris, Staunton (Sheedy 54′), McGoldrick (Daish 46′), Whelan, Keane, Cascarino, Coyne (Aldrgidge 80′).
Svizzera: Brunner (Pascolo 40′), Geiger, Schepull, Egli, Gamperle, Sutter, Piffaretti, Bickel (Heldmann 65′), Ohrel (Rothenbuhler 50′), Turkyilmaz, Chapuisat (Dietlin 83′)